The Borgo of Sestola
Scrosciano i fiumi giù per la vallata. Il loro suono continuo si scontra con le acque placide e ferme del Lago della Ninfa, nel mezzo c’è Sestola.
Sestola è un borgo di montagna, lo circondano le vette dell’Appennino Modenese. È un borgo vivo e attivo anche grazie ai tanti viaggiatori che qui giungono per fare lunghe passeggiate nel suo territorio incontaminato ma anche per provare l’emozione degli sport invernali, che qui regnano incontrastati.
È un borgo dai mille colori, quelli dei suoi tetti spioventi ma anche quelli dei fiori che in primavera fanno capolino dai balconi e dalle aiuole. Il verde dei boschi è il colore che predomina, ma nei mesi invernali lascia posto al candore della neve che ricopre tutto e regala magia.
Qui tutto è puro, incontaminato. La Rocca dall’alto controlla che tutto resti così, tendendo verso il cielo limpido.
Sestola è il borgo della quieta e della tranquillità ma anche delle discese in sci e snowbording. È il borgo del gioco della ruzzola e dei boschi silenziosi. È il luogo per tutti quelli che amano incondizionatamente la montagna.
Qui non si arriva per caso, Sestola si sceglie e si finisce un po’ per appartenergli.
La storia
Il borgo di Sestola è strettamente legato al Frignano, un’ampia porzione di territorio dell’Appennino Modenese abitato in passato dai Liguri Friniati. Questo antico popolo italico che ha dato nome alla zona, è ricordato con orgoglio perché da solo resistette a lungo ai romani, mantenendo una propria autonomia.
La storia ufficiale di Sestola inizia nel 753 d.C. a questa data risale infatti il primo documento scritto. Siamo in epoca longobarda e re Astolfo cede così il Castrum Sextule all’Abbazia di Nonantola, fondata qualche tempo prima dal cognato.
L’abbazia era legata al predominio di Bologna, così quando intorno all’anno mille i villaggi iniziano a costituirsi in comuni, Modena ne approfitta per pretendere un giuramento di fedeltà. Anche Sestola sottoscrive il giuramento, ma nell’aria resta comunque l’influenza di Nonantola; le restrizioni modenesi inoltre si fanno via via più pesanti così nel 1234 Sestola e altri comuni vicini stringono un patto di alleanza con Bologna.
Nella seconda metà del XIII secolo il potere dell’Abbazia di Nonantola era già notevolmente ridimensionato e questo lo aveva portato a cedere alcuni territori a Modena. Nel 1264 i Montecuccoli posero Sestola sotto la loro influenza feudale ma dopo alterne vicende Modena riuscì a portare sotto il suo potere i comuni del Frignano e Sestola diventò capoluogo della Provincia di Frignano.
Sul finire del Milleduecento in queste zone arriva il dominio della famiglia Estense che provoca comunque rivolte dei Montecuccoli e di Bologna. Trascorse quasi mezzo secolo prima che il loro potere diventasse definitivo. Dal 1336 con gli Estensi a Sestola si vive un periodo di tranquillità e la Famiglia decide di premiare il borgo per la sua fedeltà, esentando il popolo dal pagamento delle tasse per due anni.
Nel 1521 Sestola viene occupata dalle truppe pontificie e solo alla morte di Papa Leone X riuscirono a riportarla sotto il controllo estense. La serenità ha una durata sconosciuta ed infatti già qualche anno dopo, nel 1563, la fortezza di Sestola viene assediata dai Tonari, che erano in lotta con i Montecuccoli. È sempre il borgo a pagarne le spese, in questo periodo viene devastato e le maggiori autorità amministrative vengono uccise.
Fu Alfonso II d’Este a volere la ricostruzione di Sestola ma pretese che il borgo venisse adattato alle nuove esigenze militari e che si costruisse un impianto difensivo. Venne innalzata quindi una cinta muraria, protetta a sua volta da un fossato e da altre mura esterne. Tra il 1600 e il 1616 il borgo è stato nuovamente fortificato per via di alcune minacce provenienti da Lucca.
Nel 1704 è caduto in mano alle truppe francesi per due anni. Dal 1742 al !749 Sestola viene affidata al presidio del duca austro – sardo Francesco III.
Il 1797 segna la fine della dominazione estense, ormai precaria da tempo. Sestola passa ancora una volta in mano ai francesi che ripulirono la città di stemmi gentilizi ed epigrafi legate al suo passato. Nel 1801 per volere di Napoleone Bonaparte viene eliminata anche la Provincia di Frignano.
Terminato questo periodo storico, con la Restaurazione Sestola torna sotto la protezione del Ducato di Modena e in questo contesto la sua Rocca viene trasformata in prigione. Così è stato fino al 1866.
Dopo un decennio di abbandono, nel 1876 il Governo italiano decide di acquistare la Rocca di Sestola e di trasformarla in un istituto per bambini rachitici. Per la prima volta viene preso in considerazione la salubrità del clima di questo borgo. Quando la notizia si diffuse a Sestola c’è stato un nuovo fermento edilizio, caratterizzato soprattutto dalla costruzione di ville e residenze estive.
Questo è il periodo in cui inizia il flusso turistico che a Sestola ancora oggi non si ferma né d’estate, né d’inverno.
Frazioni
Casine
Casine è la più recente tra le frazioni di Sestola. È un borgo di circa 279 anime, nato dall’unione di centri abitativi preesistenti, come Prà della Serra e la chiesa di Sant’Antonio. Gli abitanti di Casine sono particolarmente famosi per essere degli abili giocatori di lancio della Ruzzola, un gioco tradizionale che consiste nel lanciare dischi di legno.
Castellaro
Castellaro in passato era un antico comune e ancora oggi conserva borgate, corti e santuari. Castellaro è particolare conosciuto per la produzione di Parmigiano Reggiano.
Poggioraso
Poggioraso è una frazione che ruota attorno al Santuario della Beata Vergine delle Grazie. Qui ogni giungono pellegrini da ogni dove ma Poggioraso è anche una rinomata località turistica.
Rocchetta Sandri
In passato questo anche Rocchetta Sandri era un comune autonomo. Questo borgo è conosciuto per la presenza di numerosi artigiani, costruttori d’organo. È da visitare l’Oratorio di San Biagio, in stile romanico.
Vesale
È un borgo che si trova al centro della valle che gli dà il nome. Qui non è difficile trovare affascinanti casolari e borgate. Vesale inoltre è rinomato per i “treppi” utilizzati nel lancio della ruzzola.
Castello di Sestola
Il Castello di Sestola si erge su un alto sperone roccioso da cui domina sulla città e sulle vallate circostanti. La presenza di questa Rocca è conosciuta già nel 735 d.C ma probabilmente la sua costruzione è anche più antica. Nel 1337 Obizzo III d’Este lo fece diventare la roccaforte estense più importante del Frignano. Qualche secolo dopo, sempre sotto la signoria degli Estensi, con Alfonso II il castello cambiò radicalmente la sua immagine, adattandosi ad un uso prettamente militare. Venne costruito un edificio a pianta stellare con mastio a strapiombo, questo offriva un profilo difensivo migliore e rafforzava la potenza delle armi da fuoco, introdotte in quegli anni.
La corte del Castello accoglie anche L’Oratorio di San Nicola, con il campanile a vela al centro della facciata, la canonica in cui spicca un portale con stemma in pietra arenaria. Qui si trova anche la Palazzina del Comandante, sede del governo militare della fortezza, costruita nel ‘Cinquecento, e la Torre dell’Orologio, sempre di questo secolo, con ancora la campanella funzionante.
La Rocca ha più volte cambiato destinazione d’uso, nella prima metà dell’Ottocento è stata una prigione e poi a partire dal 1876 è stata trasformata in un istituto per pazienti affetti da rachitismo.
Da alcuni anni le porte del Castello di Sestola si sono aperte alla cultura, qui oggi si trovano i musei del borgo.
Il Museo della Civiltà Montanara ha una collezione di oggetti che raccontano la quotidianità e il lavoro delle popolazioni dell’Appennino Modenese.
Il Museo degli Strumenti Musicali Meccanici custodisce circa centoventi strumenti, realizzati tra il ‘Seicento e i nostri giorni. Molti di questi sono ancora funzionanti e vengono fatti ascoltare durante le visite.
Infine c’è la “stanza dei ricordi” omaggio a Teresina Burchi Reiter, Soprano nata a Sestola che nel ‘Novecento è stata una della principali interpreti di Wagner. Qui sono conservati vestiti di scena e importanti documenti.
Il castello di Sestola è circondato dal suo parco e dal “Parco delle anime salve” dedicato a Fabrizio De Andrè e alla canzone d’autore.
Chiesa di San Nicola di Bari
La chiesa di San Nicola di Bari è stata voluta da Ludovico e Bartolomeo Cavalbò, che furono priori di Sestola tra il ‘Cinquecento e il ‘Seicento.
Questa chiesa è lontana dalle altre presenti sull’Appennino Modenese, che richiamano principalmente uno stile tipico del ‘Seicento. La chiesa di San Nicola di Bari invece si riconduce molto alle linee architettoniche delle Pievi romaniche.
Tra il 1897 e il 1902 sono stati effettuati degli interventi di ristrutturazione e nel 1909 è stata realizzata la facciata. Il prospetto è molto singolare perché ricoperto di pietra arenaria ricavata dalla demolizione di alcuni palazzi ducali.
L’interno è a tre navate, divise da due colonnati. Questa chiesa è ricca di opere e tele di rilievo che richiamano principalmente l’arte cremonese e lombarda, perché Ludovico e Bartolomeo Cavalbò erano originari di Cremona, curarono personalmente la scelta degli arredi e si fecero quindi portavoce del filone artistico che più gli era vicino.
All’esterno della chiesa si trova la fontana della piazza. La fontana è preceduta da una loggia ottocentesca ad arcate, sorrette da colonne in pietra arenaria. La fontana è contraddistinta da una piastra metallica in cui è raffigurata una sirena, posizionata in prossimità della bocca.
Il lago della Ninfa
Silenzio e natura. Il lago della Ninfa è un luogo in cui si può trovare la serenità più pura, lontano dai rumori assordanti che invadono la nostra quotidianità.
È un lago di origine tettonica che si trova sulle pendici del monte Cimone, a circa 1503 metri d’altezza. Le sue acque sono circondate da boschi di conifere, un ambiente adatto per le passeggiate.
Il lago della Ninfa in inverno viene attrezzato per lo sci di fondo e di discesa.
Il suo nome deriva da un’antica leggenda.
La leggenda del Lago della Ninfa
Si racconta che un giorno un giovane cacciatore giunse sulle sponde del lago. Era così stanco e stremato che decise di sedersi a riposare e approfittò dell’acqua per rinfrescarsi il volto. All’improvviso sull’altra riva del lago vide una giovane fanciulla che lo guardò con degli occhi verdi insolitamente brillanti. La ragazza era così bella che era impossibile non farsi incantare. Il cacciatore provò allora a catturare la sua attenzione ma la ragazza si allontanò ridendo e a nulla valse il tentativo di correre a cercarla: di lei non c’era più traccia.
Il cacciatore si recò allora nel borgo per chiedere notizie a qualcuno, i carbonai gli riferirono che quella che aveva appena visto era la ninfa che si pettina da sola. Lo misero subito in guardia: chi si innamora di lei è perduto per sempre.
Il giovane però si rifiutò di credere che una creatura così bella potesse essere uno spirito malefico.
Tornò il giorno dopo al lago e di nuovo vide la ragazza che lo guardava da lontano. Tornò quello dopo e quello dopo ancora e la vide sempre.
Un giorno, esasperato, decise di urlargli il suo amore. La ninfa allora gettò sulle acqua del lago un ponte di cristallo e con un canto dolce invitò il giovane ad attraversalo. Quando però il cacciatore giunse a metà il ponte scomparì e lui cadde nelle gelide acque del lago.
La ninfa non si fece più vedere, qualcuno dice che per punizione sia stata trasformata in roccia, qualcun altro che si sia pentita e abbia deciso di gettarsi anche lei nel lago. Da allora non si sa più nulla ma in alcuni giorni sulla superficie del lago compaiono due nuvolette che galleggiano vicine.
Teresina Burchi
Teresina Burchi nacque a Sestola nel 1877. Studiò da soprano prima a Bologna e poi a Milano.
Nel 1903 debuttò al teatro Eleonora Duse di Bologna interpretando Gioconda.
È considerata tra le più importanti interpreti delle opere di Richard Wagner del ‘Novecento. Nella Rocca di Sestola si trova una sala dedicata interamente alla sua memoria, qui si possono ammirare costumi di scena e altri importanti oggetti.
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Le crescenti
Uno dei piatti più apprezzati a Sestola sono Le crescenti, dette anche Tigelle per lo strumento in terracotta con cui un tempo si cucinavano al focolare .
Ingredienti per quattro persone.
Per l’impasto
- Un chilo di farina;
- Due cubetti di lievito di birra;
- Un bicchiere di acqua;
- Due bicchieri di latte;
- Sale q.b.
Per il condimento
- Pesto di lardo macinato;
- Parmigiano Reggiano ;
- Aglio;
Preparazione
Per la preparazione delle tigelle sarebbe necessario avere l’apposito strumento composto da due piastre di ferro rotonde.
Disporre la farina a fontana e versare acqua, lievito sbriciolato e latte. Impastare a lungo, disporre l’impasto in una ciotola e coprirla con un canovaccio lasciandola lievitare per circa due ore. Trascorso questo tempo prendere l’impasto e lavorarlo nuovamente con le mani e poi con un mattarello stendere la pasta, lasciandola di uno spessore di circa due centimetri.
Con l’aiuto di un bicchiere realizzare delle porzioni d’impasto di forma rotonda, che dovranno essere cotte nelle apposite piastre, avendo cura di ungerle con dell’olio per evitare che si attacchino.
Quando le tigelle sono pronte la tradizione prevede che siano condite con pesto di lardo macinato e Parmigiano Reggiano, prodotto proprio in queste zone. Le tigelle comunque possono essere condite a proprio piacimento, con verdure e salumi vari.
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