Tavola di San Giuseppe a Minervino
Devozione, speranza, ma anche gratitudine per la grazia ricevuta, per la salute della famiglia, per una nascita insperata, è la tradizione che ogni anno nel mese di marzo si intreccia alla fede, alla convinzione che San Giuseppe, padre per eccellenza, ascolti tutte le preghiere. E sono tante, quelle che si rivolgono al cielo, mentre si prepara la “massa” o i “lampascioni”, mentre si friggono le pastelle o si cuoce il pane, in un rito ancestrale, che mescola la religione ai ritmi della natura e delle stagioni, quelli della vita agricola a contatto con la terra.
Per San Giuseppe, Minervino si trasforma in una sorta di museo diffuso, con le tante tavole dei privati, alcune storiche, allestite con le tovaglie migliori, decorate con i fiori bianchi, le arance, i finocchi e le forme di pane. Le porte delle case si aprono nel tardo pomeriggio di lunedì 18 e per i visitatori la solerte Pro Loco confeziona un’utile cartina della città, per orientarsi nel dedalo delle strade e ritrovare facilmente gli altari. Dopo la benedizione del parroco, la tavola resta allestita tutta la notte e sorvegliata a turno dai padroni di casa.
Martedì 19, nella mattinata ci si ritrova in piazza IV novembre, per l’allestimento delle due tavole, quella della Pro Loco e quella del Comune, realizzata in collaborazione con l’Istituto Alberghiera di Santa Cesarea Terme. Alle 12, come da tradizione, San Giuseppe inaugura il banchetto, al quale quest’anno prendono parte anche giornalisti stranieri provenienti da Canada, Grecia, Serbia, Russia e Stati Uniti, grazie al progetto “Un posto alla tavola di San Giuseppe”, a cura del Comune, che ha coinvolto numerose personalità operanti nel settore del turismo culturale nella preparazione delle pietanze e delle tavole.