Il Borgo di Bojano
Le origini di Bojano sono segnate da antiche leggende e battaglie. I vicoli di questo borgo sussurrano l’antica storia di una città importante, che ha sfidato Roma e stava per vincerla.
La cittadina è adagiata ai piedi del Massiccio del Matese, coperta dal lenzuolo di boschi di faggi e castagni, il silenzio racconta il lento incedere della natura: i rivoli d’acqua che sgorgano dalle sorgenti e i versi degli animali che corrono per attraversare il verde. Bojano ha il fascino delle città percorse dai fiumi, sono liquide come le acque che incrociano le loro strade, modellate dai destini e sempre pronte a rinascere, senza interrompere il corso impetuoso della storia.
Il Belverde della Civita è il posto migliore per ammirare il borgo antico, in passato era una delle cittadelle fortificate che dominavano e proteggevano Bojano.
All’imbrunire la frenesia della vita quotidiana inizia lentamente a rallentare, rimangono le luci che segnano le strade e alleggia sul borgo una fresca aria che sa di magia.
Bojano è stato costruito dai mattoni di un passato fatto di battaglie e uomini d’onore, impastati ad un cemento di leggende e miti. Le vicende di questo borgo sembrano essere state partorite dalla fantasia epica di Virgilio o di Omero, eppure non c’è finzione in queste righe.
Il Massiccio del Matese su cui sorge Bojano è storicamente una delle prime aree d’Europa ad essere stata abitata dagli uomini. In questa zona le prime forme di insediamenti umani risalgono al paleolitico e l’eco di un passato così lontano è giunto fino a noi attraverso le testimonianze preistoriche ritrovate nella zona di Isernia.
Le origini di Bojano s’intrecciano con quelle degli antichi popoli italici ma bisogna fare un passo indietro nella linea del tempo per capire le dinamiche che portarono alla fondazione di questo borgo molisano. Il popolo degli Umbri e quello dei Sabini erano in guerra da decenni e quando questi ultimi vinsero una battaglia decisiva istituirono un Ver sacrum: in primavera offrirono al dio Mamerte frutti e animali e mandarono i fanciulli del villaggio ad intraprendere un percorso per giungere alla conquista di nuove terre. La spedizione era guidata da un bue, animale sacro proprio al dio della guerra. Il bue, dopo un lungo tragitto, decise di fermarsi a riposare presso il monte Sannio e qui i ragazzi formarono un primo accampamento; in seguito, questo gruppo diventò il popolo dei Sanniti. I giovani ripresero il viaggio e si fermarono quando il bue si fermò per abbeverarsi dalla foce del fiume Biferno: proprio qui venne fondata Bovajanum.
Attorno al borgo di Bojano e alle sue terre è nato il popolo dei Pentri. Nel corso dei secoli questo popolo è cresciuto così tanto che nel IV secolo a.C. era a capo delle cinque tribù che abitavano la zona del Sannio. La lega sannitica, con il passare del tempo, riuscì ad occupare un ruolo di spicco nel panorama della penisola italiana: la sua area d’influenza era vasta e continuava a crescere, e la sua lingua, l’Osco, prevaleva sulle altre. Per questo la lega si scontrò presto con gli interessi dei Romani e con le loro mire espansionistiche: Roma infatti puntava alla zona al di là del fiume Liri e, attorno a questo nodo cruciale, sono scoppiate le tre guerre sannitiche. I Sanniti si sono dimostrati combattenti capaci e strateghi in grado di padroneggiare la situazione e Roma era destinata ad una sconfitta certa, ma la battaglia finale cambiò le sorti dei Sanniti e dell’Italia intera. L’epilogo delle guerre sannitiche oggi è conosciuto come ‘La Battaglia delle Nazioni’ ed è ricordato come il più violento e sanguinoso scontro dell’Italia antica, che si concluse con la vittoria dei Romani e la caduta di Bojano nel 293 a.C.
Lo storico Tito Livio ci racconta che in questi anni Bojano aveva mantenuto una posizione di supremazia sugli altri borghi: era una città grande che vantava la protezione di tre cittadelle fortificate ed un esercito ben strutturato, ma neppure questo bastò a salvarla. Nel 290 a.C un trattato di pace assegnò ai Sanniti lo stato di socii, in quanto tali non avevano diritto alla cittadinanza ma godevano di un’autonomia fittizia che li obbligava a sottostare ad alcuni doveri nei confronti dei Romani senza poter ricevere in cambio nessun beneficio.
Questo stato di cose portò i popoli italici ad imbastire nuovi scontri contro la supremazia di Roma: le guerre sociali. Proprio quando la capitale era pronta alla resa, l’alleanza si piegò sotto il peso del tradimento di alcuni popoli, desiderosi di ottenere la cittadinanza al più presto. La ottennero, venne estesa a tutti i territori, ad eccezione delle terre governate dai Pentri. Questo popolo pagò per intero il prezzo delle battaglie contro Roma: le sue città vennero distrutte e le sue genti sterminate. Si chiuse così, definitivamente, la storia del popolo sannitico. Dopo cinque secoli l’Osco venne dimenticato e lasciò il posto al latino che portò con sé usi, costumi e nuovi culti religiosi.
Nelle città rase al suolo l’impero romano fece costruire nuove colonie, a Bojano venne edificata prima Bovianum Vetus e successivamente Bovianum Undecimanurum.
Entrare nel mondo latino significava seguirne le sorti e l’altalena di alti e bassi, di vittorie e sconfitte. Per questo motivo nel V-VI secolo, quando l’Italia venne assediata dalle guerre tra Goti e Bizantini anche Bojano venne trascinata in un tunnel buio da cui uscì solo nel VII secolo, quando le sue terre vennero affidate agli Ungari. Il borgo in questo periodo diventò gastaldo e riuscì ad ottenere un ruolo di supremazia sulle città vicine. Tuttavia questa parentesi si chiuse in fretta, a causa delle ripetute incursioni saracene e dei due terremoti che devastarono la città.
L’arrivo dei Normanni ha aperto un nuovo capitolo nella storia di Bojano, un capitolo di fondamentale importanza. In questo periodo il feudo è stato affidato a Rodolfo de Molisio, che con la sua dinastia è riuscito nell’impresa di creare la contea più grande della penisola, dal suo cognome è derivato il nome Molise, esteso poi alla regione.
Quando Costanza d’Altavilla ha passato i possedimenti italiani nelle mani del figlio Federico II di Svevia il ruolo dei feudatari ha perso d’importanza e le sorti di Bojano si unirono a quelle che hanno accomunato tutto il meridione italiano: un susseguirsi di diverse potentati che hanno condotto queste terre fino alla soglia dell’Unità d’Italia.
Nel periodo post unitario, Bojano e tutto il sud d’Italia vennero attraversati da un forte flusso migratorio, che ha spinto le classi sociali più povere a intravedere un futuro in America o nel nord Europa.
In questi anni i terremoti e i bombardamenti che nel 1943 hanno danneggiato Bojano e hanno segnato inevitabilmente il destino della città,che era in lista per diventare capoluogo di regione ma ha dovuto lasciare il posto a Campobasso.
Oggi l’immenso patrimonio naturalistico e l’alto valore storico e culturale di Bojano sono il suo inestimabile tesoro, grazie al quale il borgo molisano può vantare ogni anno migliaia di visitatori.
Cattedrale di San Bartolomeo
La cattedrale di Bojano abbraccia quasi duemila anni di storia e travagliate vicende.
La chiesa si trova sul sito di un preesistente luogo di culto, ed è stata ricostruita dalla famiglia de Molis, che avrebbe anche commissionato i restauri del 1080. La datazione ufficiale è ancora oggi controversa ma probabilmente l’inizio dei lavori risale al 1073, perché in quest’anno è datato il primo documento che cita la cattedrale e sempre a questa data risale l’abside ritrovato interrato durante i lavori di restauro del 1996.
La cattedrale di San Bartolomeo è stata più volte distrutta dai terremoti e più volte ricostruita e restaurata. Nel 1943 i bombardamenti della seconda guerra mondiale lasciarono in piedi solo il campanile e il presbiterio e la chiesa venne ricostruita ed aperta al culto nel 1948.
Oggi dell’edificio antico restano poche tracce: il portale in stile gotico ed il rosone centrale a cerchi concentrici. La chiesa però racconta delle epoche che ha attraversato grazie a piccoli dettagli nascosti tra le sue mura. Il campanile conserva ancora massi di notevoli dimensioni che risalgono probabilmente al periodo sannita, ma si trovano anche epigrafi di epoca romana, un capitello risalente al periodo longobardo e tredici ‘tommoli’ di epoca medievale.
L’interno è diviso in tre navate da due serie di archi a sesto acuto e il soffitto è interamente voltato a botte. Lungo le pareti si trovano alcune nicchie che custodiscono le statue dei santi, tra questi si trova una statua lignea di San Bartolomeo di scuola napoletana, risalente al Millesettecento.
Alle tre navate corrispondono anche tre absidi che si trovano in posizione rialzata, sopra l’abside principale si possono ammirare due tele salvate dai bombardamenti del 1943.
A lato del presbiterio si trova una scalinata composta da sette scalini, simbolo dei vizi capitali, scendendo giù si giunge alla cripta, visibile anche dal presbiterio grazie ad alcune lastre di vetro posizionate sul pavimento.
La cattedrale di San Bartolomeo probabilmente è tra le più antiche della cristianità e sicuramente è unica nel suo genere: durante alcuni lavori di restauro è stata ritrovato sotto l’altare maggiore un abside da cui sgorga una sorgente d’ acqua.
Civita Superiore
Il borgo antico di Civita Superiore guarda alla città di Bojano dall’alto di un colle: era una delle cittadelle fortificate che in epoca sannitica proteggeva il centro abitato. Oggi conserva ancora il suo fascino, con scorci e vicoletti suggestivi, nonostante il borgo sia stato deteriorato dallo scorrere del tempo.
In passato si poteva accedere al borgo di Civita attraverso tre porte d’accesso: Porta San Giovanni a sud, Porta da Basso a est e La Portella a nord, per questo motivo questa cittadella è unica nella regione.
Il belvedere si affaccia sulla moderna città di Bojano e dallo stesso punto si può ammirare il castello Pandone, tra i più antichi della regione.
Il castello è stato costruito con uno scopo difensivo: doveva ospitare il signore locale e il suo popolo durante gli attacchi dei popoli vicini e le incursioni dei Saraceni.
Tra il ‘Quattrocento e il ‘Cinquecento il castello è diventato la residenza estiva del vescovo Pandone e attorno al maniero si è sviluppato un piccolo borgo.
Eremo di Sant’Egidio
All’Eremo di Sant’Egidio si giunge percorrendo una strada di campagna, immersa nei boschi di faggi e castagni.
Questo è un luogo molto caro agli abitanti di Bojano. L’eremo poggia sui piedi del Massiccio del Matese, le sue origini risalgono al IX secolo e probabilmente è opera dei monaci cistercensi o dei cavalieri templari. Durante il medioevo questo piccolo rifugio ha ospitato il riposo dei viandanti che percorrevano i sentieri di montagna e andavano da un versante all’altro del massiccio.
Secondo la tradizione locale quest’eremo è stato abitato per qualche tempo da Sant’Egidio che ha scelto questo luogo isolato per immergersi nella preghiera. Si racconta che si alimentava grazie al latte di una cerva.
Nel corso dei secoli sono stati tanti gli eremiti che hanno scelto di abitare in questo piccolo rifugio con la chiesetta vicina. Dal 5 aprile del 2017 è venuta a vivere in questo luogo suor Margherita, una suora che rientrando da una missione in Africa ha scelto di rinunciare alla vita frenetica, alla modernità e alla tecnologia per trascorrere il resto della sua esistenza immersa nel silenzio della preghiera.
Ver Sacrum
Il Ver Sacrum, la primavera sacra, è un antico rito religioso che portò alla nascita del popolo dei Sanniti e alla fondazione di Bovajanum.
Bojano per secoli ha ricoperto un ruolo centrale tra le popolazioni del Massiccio del Matese e per onorare questo passato glorioso ogni anni viene rievocato il Ver Sacrum. Solitamente questa rievocazione si tiene una sera d’agosto, con il ritmo dei tamburi che inonda le strade cittadine percorse da miglia di figuranti in costume. L’inizio del corteo si apre con la rappresentazione del rito della migrazione, quando i giovani fanciulli lasciarono il proprio villaggio per partire alla conquista di nuove terre. Durante l’intera serata vengono riproposti altri momenti di grande importanza per i Sanniti: sacrifici religiosi, matrimoni, il consiglio degli anziani e la fondazione della stessa Bojano. L’organizzazione del Ver Sacrum coinvolge l’intera comunità di Bojano, che ogni anno per l’occasione viene affiancata da un gruppo di autorevoli storici.
Simone e Flavio Sala
Simone e Flavio Sala sono due fratelli legati indissolubilmente dall’amore per la musica.
Simone Sala è il più grande, è nato a Bojano nel 1982 ed è un pianista. A nove anni inizia a studiare pianoforte e poco dopo entra nel conservatorio “Lorenzo Perosi”, da cui uscirà con una laurea ottenuta con il massimo dei voti, la lode e la menzione speciale.
Nel corso della sua carriera ha ottenuto diversi premi nazionali ed internazionali e si è esibito sui palchi di tutta Italia.
Nel 2008 dà vita al “World Music Project” un festival musicale itinerante grazie al quale collabora con alcuni tra i più grandi musicisti nazionali ed internazionali, come ad esempio Vinicio Capossela, Silvia Mezzanotte, Tullio de Piscopo, Billy Cobham e tanti altri.
Dal 2015 è direttore artistico del festival di musica Jazz “Jazz in Campo”.
Nonostante sia giovanissimo, la sua passione e la sua carriera gli hanno permesso di ricevere grandi onorificenze, come la Medaglia Onorifica della Presidenza della Repubblica Italiana e la Medaglia Onorifica della Regione Molise.
Suo fratello Flavio è più giovane solo di un anno ma condivide con Simone la tenacia e il talento musicale.
Flavio Sala si forma tra il locale conservatorio, l’Accademia Musicale di Firenze e l’Accademia Musicale Chigiana di Pisa; a diciotto anni esordisce vincendo il XXVI Concorso Internazionale di Interpretazione Chitarristica di Gargnano, vicino Brescia. Questo è il primo di una lunga serie di riconoscimenti e vittorie che il giovane ottiene dalle giurie nazionali ma anche internazionali.
Il suo talento si esprime al meglio durante i concerti e le master class: in questi anni si è esibito sui migliori palchi europei ma anche in Russia, negli Stati Uniti, in Sud America e a Cuba.
È un chitarrista classico ma non disdegna altri generi musicali e questo gli ha permesso di collaborare con i più grandi musicisti nazionali ed internazionali.
Ha vissuto negli Stati Uniti ed in Venezuela, ma da alcuni anni è rientrato stabilmente in Italia.
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La mozzarella di Bojano
Il latte trabocca dalla pasta filata ad ogni fetta che viene tagliata: è un invito ad assaggiare ma soprattutto a gustare. La mozzarella ha reso famoso Bojano in tutta Italia e questo formaggio non poteva che essere prodotto solo qui, dove le colline dell’Appennino e il fiume Biferno hanno creato un luogo ideale per la sua produzione.
Il procedimento si tramanda di generazione in generazione e richiede attenzione e rigore: l’ingrediente principale è il latte vaccino a cui viene aggiunta l’acqua dell’acquedotto di Bojano. Dopo la prima fase, la mozzarella viene sottoposta ad un processo di salatura con immersione in acqua e sale marino e la conservazione del fior di latte viene garantita dall’acqua di Bojano, in cui viene immersa.
La tradizione consiglia di gustare questa mozzarella al naturale oppure accompagnata da un filo di olio extravergine locale, come antipasto ma anche come secondo. A noi non resta che fidarci e soprattutto assaggiare!
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