Il Borgo di Termoli

Lo sguardo si perde tra l’infinito blu che bagna Termoli, su cui affacciano trabocchi e spiagge dorate. La brezza marina narra storie e leggende, le riportano a riva i pescatori, sono uomini di cuore e d’onore che con i loro sacrifici hanno costruito la cattedrale. Brilla nel cuore del centro storico, è dedicata a San Basso, protettore della città. Dalla Cattedrale partono e ritornano tutti i vicoletti che conducono per la città vecchia, fedele custode del palazzo ducale e di portali importanti.

L’antica Termoli si ricongiunge con la città nuova grazie a Corso Nazionale, mentre il mare silenzioso è lo scenario romantico di questo eterno amore.

Cala il tramonto sulle barche cullate dalle onde, sul via vai del lungo mare, sulle case tranquille. Mentre la luna sale su verso il cielo arriva l’ora di cena e a Termoli il modo migliore per concludere la giornata è davanti a un piatto di brodetto, preparato con il bottino di giornata dei pescatori.

Termoli
Porto Termoli
Termoli centro storico veduta
Termoli piazza duomo
Termoli vista sul Castello Svevo
Termoli vista
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Termoli
Porto Termoli
Termoli centro storico veduta
Termoli piazza duomo
Termoli vista sul Castello Svevo
Termoli vista
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La regione Molise si affaccia sul mare principalmente grazie a Termoli e alla sua città vecchia, adagiata su un promontorio montuoso disteso sulle acque.

Alcuni scavi archeologici hanno portato alla luce un’antica necropoli preistorica, testimoniando la presenza di un insediamento umano già a partire dal VI secolo a.C., eppure ancora oggi non si hanno certezze sulle origini di Termoli e sull’etimologia del suo nome.

Una delle ipotesi più accreditate sostiene che Termoli potrebbe derivare da un sostantivo greco che significa ‘città di confine’. Questo termine potrebbe essere stato introdotto dai padri benedettini di Montecasino che tennero il feudo e consideravano Termoli come ultimo punto dell’Apulia, al confine con l’Abruzzo. Un’altra teoria sostiene invece che il nome della città deriverebbe da Torniola, è sarebbe stato attribuito al borgo da un gruppo di esuli che scapparono da Clitorniola e si stabilirono sul promontorio, per sfuggire alle invasioni dei Goti. Tutte le certezze sulle origini di questa città molisana sono andata perse per sempre dopo che nel 1566 i saraceni assediarono la città e distrussero l’archivio con tutti i documenti.

L’inizio della storia certa è data 568 d.C., quando arrivarono in Italia i Longobardi e fondano il ducato di Benevento, nominando Termoli capitale di una delle trentaquattro contee. Il borgo affacciandosi sul mare era un punto debole nel sistema difensivo, per questo viene cotruita una cinta muraria con un torrione e otto torri.

Quando Termoli entra nel Regno delle Due Sicilie in Italia giungono prima i Normanni e poi gli Svevi. Sotto l’influenza di Federico II di Svevia nel borgo viene costruito un castello, vengono rafforzate ed ampliate le mura ed inoltre viene istituito un mercato settimanale, che si teneva il lunedì.

Termoli è rimasta confinata dentro le mura fino a quando nel 1847 il re Ferdinando di Borbone ha concesso al popolo di poter costruire anche al di fuori delle mura, autorizzando anche la realizzazione di due strade: Corso Nazionale e Corso Umberto. Questo momento rappresenta per Termoli l’inizio dell’età moderna.

L’avvio di nuove costruzioni ha portato anche ad un incremento demografico e ad un importante sviluppo per il borgo, che è culminato nel 1910 con la costruzione del porto. Il periodo florido di Termoli si è fermato davanti ad uno stop, nei primi del ‘Novecento, quando le due guerre mondiali hanno minato la stabilità di questo borgo. Durante la Grande Guerra la città ha subito due bombardamenti da parte di alcune navi austriache e nella seconda guerra mondiale Termoli è stata lo scenario di alcuni scontri tra l’esercito inglese e quello tedesco.

Attraversato il secondo dopoguerra la città ha ritrovato la strada per la crescita, grazie anche all’avvio di un polo industriale che ha favorito la nascita di nuovi posti di lavoro.

Negli ultimi anni la città di Termoli si è confermata tra le mete preferite per il turismo balneare e culturale e questo rende molto orgogliosa tutta la città.

Cattedrale di Santa Maria della Purificazione

La cattedrale è la memoria storica di Termoli: racconta attraverso la sua facciata e i suoi interni le diverse vicende attraversate dal borgo molisano.

La cattedrale sorge sul punto più alto della città, ed è testimone del ruolo chiave che Termoli ha ricoperto in passato come punto d’approdo per i pellegrini diretti verso il santuario di San Michele sul Gargano e verso la Terra Santa.

La chiesa attuale risale al XII-XIII secolo ed è stata edificata sulle fondamenta di un luogo di culto preesistente, che risalente ad un periodo compreso tra il VI e il VII secolo.

Nel 1456 un violento terremoto ha fatto crollare la parte superiore della facciata, ricostruita con materiali di recupero, ma la chiesa ha risentito notevolmente anche delle incursioni barbariche che hanno intaccato la tranquillità di Termoli nel corso dei secoli, la più terribile tra tutte è stata perpetrata dai Saraceni nel 1566.

Nel 1945 sono state rinvenute le reliquie di San Timoteo, si racconta che furono nascoste nel 1239 dal vescovo dell’epoca per proteggerle dalle incursioni dei Veneziani che a quel tempo imperversavano per il meridione.

L’intero impianto dell’edificio ha subito numerosi rimaneggiamenti ma la facciata è la parte rimasta più fedele alla costruzione originale. Il prospetto è in stile romanico pugliese, con influenze risalenti ad altre epoche. Un’elegante scalinata conduce all’ingresso principale, contraddistinto da un portale a sette arcate, sulla lunetta centrale si trova scolpita una scena della presentazione di Gesù al tempio. Ai lati del portale si trovano le statue di San Basso e San Sebastiano, rappresentate nell’atto di calpestare le figurine simbolo dell’eresia.

La parte superiore è successiva rispetto al resto del prospetto, ai lati si trovano degli archi cechi mentre il centro è decorato con un rosone centrale inserito insieme ad un finestrone nel 1961.

L’interno è a tre navate con tre absidi, ma conserva veramente poco dell’edificio originario. Nel corso dei secoli il romanico pugliese ha lasciato il posto ad altri stili, come il barocco introdotto dal vescovo agli inizi del Millesettecento.

Nel 1885 la cattedrale è diventata monumento nazionale.

Castello Svevo

A seguito dell’incursione turca del 1566 i documenti sulle origini del castello sono andati distrutti, per cui si possono fare solo delle ipotesi sull’anno di costruzione. Nell’impianto del maniero sono visibili elementi riconducibili all’epoca Normanna e a quella Sveva, oltre ad alcuni resti di una torre che probabilmente risale al periodo longobardo.

Nel 1240 un’incursione veneziana ha danneggiato gravemente il castello e Federico II ne ha ordinato la ricostruzione, per questo è conosciuto da tutti come ‘Castello Svevo’. La fortezza però ha subito numerosi danni anche in epoca Aragonese a causa di un terremoto.

Il castello viene costruito a scopo difensivo, viene incastonato all’interno della cinta muraria che circonda la città.

Il nucleo originale della fortezza è di epoca Normanna e d’impianto quadrato, realizzato in mattoni e con un tetto voltato a botte. Il primo piano è detto ‘corridoio degli arcieri’, è l’unico punto d’ingresso al castello ma in passato si accedeva attraversando un ponte levatoio, di cui sono ancora visibili alcuni segni.

Durante il periodo svevo al piano inferiore era presente una zona utilizzata come cisterna e diventata successivamente nel 1799 un carcere borbonico. Risalgono probabilmente a quest’ultimo periodo alcuni graffiti e disegni a carboncino rinvenuti di recente in questi locali.

Nel 1885 il castello di Termoli è diventato monumento nazionale, oggi al piano  superiore si trova la stazione meteorologica dell’aereonautica e le altre sale del castello sono spesso utilizzate per ospitare mostre ed eventi di prestigio.

La fontana di Piazza Sant’Antonio

Piazza Sant’Antonio si affaccia come un balcone sull’intreccio di vicoli di Termoli vecchia. Al centro della piazza si trova una fontana monumentale, circondata da una siepe.

La fontana è stata realizzata nel 1949 da un maestro di Carrara, Renato Beretta. È composta da due blocchi di marmo: in quello inferiore sono scolpiti quattro pesci, un polpo, un mollusco ed una rana. Nel blocco superiore si trova un giovinetto rappresentato nell’atto di catturare altri quattro lunghi pesci, il ragazzo siede su due di questi pesci, il piede sinistro tiene bloccato il terzo mentre il quarto si erge dritto nella sua mano destra e sembra quasi volerlo sfidare.

I due blocchi di marmo sono uniti da tredici zampilli di acqua, che fuoriescono dagli animali marini della parte inferiore e terminano con il tredicesimo zampillo, il più alto, che è diretto nella bocca del pesce tenuto in mano dal giovane.

Si racconta che nel 1949 l’assessore incaricato di recarsi a Carrara per l’acquisto della fontana, con l’intento di risparmiare, scelse tra tutte una fontana difettosa. La statua del ragazzo si ritiene imperfetta perché il braccio destro non esprime lo sforzo, inoltre sono presenti piccole lesioni nel marmo.

La fontana è rimasta inutilizzata per lungo tempo e dopo il restauro del 2001 è tornata ad allietare lo sguardo di chi passa da Termoli.

La chiesa di Maria SS: della Vittoria in Valentino, ‘a Madonn’ a ll’unghe

Lontano dal centro abitato di Termoli su un’altura si erge un piccolo santuario conosciuto dagli abitanti di Termoli come ‘a Madonn’ a ll’unghe, cioè della Madonna a Lungo. Questo piccolo luogo di culto è stato costruito dai frati cappuccini nel 1545 ed è stato voluto nell’entroterra per proteggersi dalle scorribande saracene. La chiesa era in linea continua con il monastero dei frati, entrambi caratterizzati dalla semplicità, nel rispetto del pensiero francescano.

Nel 1566 un’incursione turca distrusse il convento e parte della chiesa, a Termoli rimasero pochi nuclei famigliari, i frati cappuccini furono costretti ad andare via dal borgo e non fecero mai ritorno.

La facciata della chiesa non ha nessun decoro e sulla copertura vi è una piccola “ventola” con una campanella, donata nel 1914 da un fedele. L’interno è a navata unica con un altare moderno, l’acqua santiera, posta all’ingresso, è probabilmente l’unico pezzo originale giunto fino a noi. Sull’altare vi è una tela del ‘Cinquecento che raffigura la Madonna con il Bambino e ai lati San Sebastiano e San Giovanni, anche se alcuni studiosi sostengono che queste due figure siano state aggiunte intorno al ‘Settecento. Durante alcuni recenti lavori di restauro sul quadro è stata rinvenuta una scritta che letta allo specchio dice: “ A voi mia bella signora offro questo mio scabroso lavoro per essere stato poco compensato in serra, perciò lo spero da voi mia bella signora”.

Il santuario per secoli è stato abbandonato ma da alcuni anni è sotto la tutela di un comitato spontaneo di donne che si sta occupando dei restauri e di alcuni lavori di ampliamento, al fine di rendere questo luogo adatto alle preghiere dei pellegrini.

A Madonn’a ll’unghe è un luogo molto caro a tutti i termolesi, simbolo di conforto ma anche di comunione e convivialità, è usanza infatti recarsi in questo luogo il martedì dopo Pasqua e dare vita ad una festa campagnola, continuando un’antica tradizione che nasce dagli esuli scampati alle incursioni turche che si recavano al santuario per onorare e ringraziare la Madonna per averli protetti.

La festa patronale di San Basso

I primi giorni di agosto Termoli si ferma, si veste di luci e colori brillanti e si prepara a festeggiare il santo patrono, San Basso.

Due settimane prima in una solenne cerimonia viene sorteggiata la barca che porterà la statua di San Basso in processione. I numeri dei diversi pescherecci vengono posti in un’urna che contiene anche due biglietti con scritto viva San Basso, a turno le manine dei bambini di Termoli affondano nel buio del vaso e pescano i biglietti, il primo peschereccio estratto dopo il biglietto inneggiante al santo, porterà in processione la statua, il secondo ospiterà le autorità e il terzo la banda musicale. Dopo l’estrazione i pescatori si mettono in movimento per ripulire le barche ed addobbarle a festa.

Il tre agosto, dopo la messa, la statua di San Basso, vestita con i paramenti liturgici, viene caricata sul peschereccio, davanti ai fedeli festanti. Quando tutti sono pronti i pescherecci partono, seguiti da una lunga fila d’imbarcazioni in processione. I pescherecci si dirigono verso la Torre Saracena, dove il vescovo benedice la statua e poi fanno ritorno al mercato ittico per dare il via ai festeggiamenti. Nonostante la festa spesso duri fino a notte fonda, a Termoli non rinunciano a partecipare alla tradizionale messa che si tiene all’alba del quattro agosto.

Con i primi raggi del sole, la statua del santo viene riportata alla cattedrale dove resta per il resto dell’anno. Le celebrazioni si chiudono a mezzanotte di questo stesso giorno, con lo spettacolo pirotecnico che porta molti visitatori sulle spiagge di Termoli, con la luce dei tanti falò accesi per l’occasione che si alterna ai colori sfavillanti dei fuochi d’artificio.

Da alcuni anni la festa di San Basso porta tanti giovani a Termoli, attirati dai concerti di artisti rinomati che vengono organizzati dal comitato, nonostante la nuova veste, queste giornate  restano per Termoli le più belle dell’anno, in cui si torna a respirare il profumo delle antiche tradizioni, a cui nessuno qui sa rinunciare.

Gilda Giuliani – cantante

È nata a Termoli il 19 giugno del 1954.

Nel 1973 partecipa al Festival di Sanremo con la canzone ‘Serena’, tra i suoi brani più famosi. Nello stesso anno partecipa e vince il Festival Mondiale di Tokyo.

Nonostante alcune partecipazioni al Festival di Sanremo e a programmi come Canzonissima, per lei il successo arriva fuori dall’Italia. Incide alcuni dischi in Francia, in Germania e in Giappone.

Tra il 1996 e il 2002 ritorna in Italia come ospite fissa nei programmi di Paolo Limiti, ritrovando anche una discreta popolarità.

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Il brodetto alla termolese

Quando il sole calava i pescatori rientravano nelle loro case portando per la famiglia un po’ del pesce fresco di giornata, le massaie lo cuocevano insieme ai frutti della terra e preparavano una delle zuppe di pesce più gustose della tradizione culinaria italiana, il brodetto alla termolese, detto u vrèdette.

Oggi questa zuppa si può gustare anche nei tanti ristorantini affacciati sul lungomare, che seguono rigorosamente la ricetta originale

Per prima cosa si sceglie il pesce, intorno ai due kg, solitamente si prediligono pannocchie, scorfani, scampi, merluzzi piccoli, orate, testoni e triglie. A queste si aggiungono cozze e vongole. Si versa un filo d’olio in un tegame di terracotta, si aggiungono pomodorini sfilettati, uno spicchio d’aglio senza camicia, un ciuffetto di prezzemolo tritato finemente ed un peperone sfilettato e si lascia cuocere per quindici minuti. In un altro tegame di terracotta, basso e largo, si mette il condimento già pronto, quanto basta per coprire il fondo. Su questa base si poggia il pesce precedentemente pulito e lavato, s’inizia con le cicale, gli scampi, i testoni e gli scorfani, si aggiunge qualche altro mestolo di sughetto e si prosegue con le triglie, i merluzzi, le orate, i calamari, le cozze e le vongole. Si aggiunge dell’altro condimento, si chiude il tegame  con un coperchio e si lascia cuocere per circa trenta minuti. A fine cottura si cosparge la zuppa di prezzemolo e si porta in tavola. Chi ne ha piacere, può accompagnare il brodetto con dei crostini di pane.

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